“Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione”. (A. Schopenhauer)
Ecco un paradosso che le Persone Altamente Sensibili conoscono bene, la metafora che meglio descrive il nostro conflitto tra il desiderio di intimità e il timore delle ferite.
Il senso di solitudine può amplificare l’idea di non essere adatti alle relazioni, le esperienze dolorose del passato vengono rivissute come un monito a non ricaderci. Ma il nostro cuore sensibile non cessa di voler condividere.
Spesso nel mio lavoro si parla di questo, si riflette su quali sono i giusti confini tra intimità e distanza, come avvicinarsi, proteggersi, gestire gli spazi emotivi nelle relazioni.
Costruendo un rapporto soddisfacente con noi stessi, lavorando sui nostri valori e ascoltandoci senza pregiudizi troveremo i nostri confini interni, unici e irripetibili.
Un altro prezioso punto di partenza per arrivare alla meta.

